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Una notte a New York
Christy Hall
Il film è una pièce teatrale resa cinematograficamente in un perfetto gioco di primi piani, campi e controcampi e split screen, inquadrature di dettagli e di tic che segnano la dialettica di un incontro fortuito tra una giovane passeggera e un taxista attempato che gigioneggia talvolta in modo ambiguo ma che aprono vicendevolmente il loro cuore per trovare conforto alle rispettive solitudini. I dialoghi talvolta sono al limite del superficiale e la situazione rasenta spesso la caduta negli stereotipi (di genere, generazionali e di classe sociale. Tuttavia la grande prova attoriale permette al film di tenersi in un equilibrio sorprendente e a coinvolgere lo spettatore. Più del pur sempre bravissimo Sean Penn è una splendida Dakota Johnson che riesce a stabilire con il pubblico una forte tensione emotiva, con il suo alzare ed abbassare le difese, riuscendo in modo naturale a far emergere le fragilità e gli stati d'animo contraddittori del proprio personaggio. Entrare in questo piccolo spazio di intimità (piccolo quanto l'abitacolo di un taxi) tra persone pur distanti tra loro ci ricorda come la nostra forza più grande sia quella di aprirsi e di comprendersi, rendendosi disponibili al dialogo con chi ci è estraneo e di cui non siamo sicuri di poterci fidare. E' questo inno all'ascolto empatico tra esseri umani il vero punto di forza di questo film che non è un capolavoro, ma ci fa uscire dalla sala con un animo più sereno.