Perché recensire un libro uscito nel lontano 2003 e pubblicato per la prima volta in Italia dieci anni fa? Perché ne è appena uscito il seguito,
L'ombra della montagna, e forse qualcuno potrebbe avere la tentazione di iniziare dal secondo volume.
Beh, non lo faccia: l'uscita del seguito rappresenta l'occasione per approcciare questo libro splendido e monumentale, che si legge come un romanzo picaresco di avventura, ma al contempo apre la mente a sollecitazioni e possibilità che probabilmente non ci avevano nemmeno sfiorato in precedenza.
In breve, il libro è la storia parzialmente autobiografica di un uomo fuggito da un carcere australiano, che si ritrova a Bombay con una nuova identità a vivere con la pittoresca comunità di fuoriusciti stranieri, ma ancor più con la gente del posto, arrivando ad organizzare e gestire una clinica di primo intervento nello slum in cui è finito a vivere.
Shantaram - Uomo della pace di Dio - sarà medico e malvivente, soldato e carcerato, sarà amato e tradito, discepolo e maestro, in un'epopea che corre lungo le quasi mille, rapidissime pagine.