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Homo Faber
Max Frisch | Feltrinelli
Razionale, preciso, metodico Walter Faber è la
quintessenza dell'uomo moderno: viaggia, comunica, non ha paura ed
è profondamente ancorato alle sue certezze ("Per accettare
l'improbabile come fatto d'esperienza non ho bisogno della
mistica; mi basta la matematica"). La sua fiducia in una vita
quasi meccanica è però travolta dall'amore perduto per una donna
(Hanna), lontana nel tempo e nella storia che lo porta ad essere
condannato dall'emozione, dall'istinto e dal caracollare repentino
degli eventi.
Il sottotitolo ("resoconto") è appropriato perché Homo Faber è più
un diario che un romanzo anche perché, come scriveva Christa Wolf
"la prosa di Frisch ha una dimensione al di fuori, al di là
delle trame che pure racconta".
Un parere ancora più autorevole è quello di Eugenio Montale che
fiuta tra le righe un futuro ancora più complesso: "Dire che Homo
Faber è un'opera che si fa leggere con estremo interesse è un atto
di semplice giustizia; ma è le altrettanto giusto rilevare che il
personaggio di Faber porta sin dall'inizio una facile etichetta,
troppo indovinabile. La tragedia del moderno uomo tecnico non può
essere esemplata da un caso tanto abnorme, né da un individuo così
palesemente costruito per la soluzione finale".
Lo scriveva nel 1960, all'epoca della prima edizione di Homo Faber
che oggi, ripubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario
della Feltrinelli, è, volendo, ancora più attuale.