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Figlio di Dio
Cormac McCarthy | Einaudi
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Meridiano di sangue |
Oltre il confine |
Il vero serial killer di Figlio di Dio, un titolo
che evidentemente vorrà dire qualcosa, non è Lester Ballard (che
comunque è un freak il cui nome è destinato a entrare nella
leggenda), ma la wilderness americana, che Cormac McCarthy
racconta spietatamente e senza un briciolo di enfasi.
L'afa, la neve, la terra che si squarcia e inghiotte tutto, la
furia degli elementi, l'acqua che inonda la contea di Sevier,
Tennessee, il fuoco e le gallerie umide dove Lester Ballard si
nasconde: lui è il protagonista di una follia senza giustizia, ma
sono l'humus, l'atmosfera, il paesaggio dove cresce gli elementi
fondamentali di Figlio di Dio.
Lester Ballard è un outsider che ha deciso, e ha deciso di andare
fino in fondo, "di continuare il suo viaggio perché tornare
indietro non poteva, e quel giorno il mondo era bello come lo era
stato tutti i giorni fin dal principio, e lui viaggiava verso la
morte".
L'unica soluzione definitiva e in qualche modo eccitante che può
offrire un paesaggio di allucinante desolazione: Cormac McCarthy
incastra l'abominevole vita di questo figlio di Dio con
apparizioni letali e disastrose che, però, visto il contesto in
cui maturano, è difficile distinguerle dal resto e definirle
criminali.
In una contea, una regione dove violenza, razzismo, ignoranza
formano un inestricabile groviglio di miserie (poco) umane, Lester
Ballard alla fine risulta se non proprio simpatico almeno
comprensibile nel suo delirio.