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Specie di Spazi
George Perec | Bollati Boringhieri
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Viaggio
d'inverno, viaggio d'inferno |
La vita: istruzioni per l'uso. |
Cantatrix
Sopranica L. e altri scritti scientifici |
L'infra-ordinario |
Sono nato |
... |
Per un grande affabulatore quale era George Perec anche un libro fatto essenzialmente di appunti, idee, piccoli progetti come Specie di spazi, diventa un'occasione importante per riflettere, per lasciare un segno. Il canovaccio è offerto dalla contemplazione, non ovvia, non banale, della città e dei luoghi in cui viviamo. Una sorta di estrapolazione dei signicati della/dalla quotidianità, quasi un tentativo di fotografarne lo scorrere: "I miei spazi sono fragili: il tempo li consumerà, li distruggerà: niente somiglierà più a quel che era, i miei ricordi mi tradiranno, l'oblio s'infiltrerà nella mia memoria, guarderò senza riconoscerle alcune foto ingiallite dal bordo tutto strappato". La vena sottile, ironica, leggera come Italo Calvino ha insegnato non impedisce a George Perec di affrontare in modo limpido, diretto tutte le problematiche relative a tutti i luoghi in cui viviamo dalle camere delle nostre abitazioni alla città, dalla strada alle trincee ("Si è combattuto per minuscoli frammenti di spazio, per pezzi di collina, qualche metro di lungomare, qualche picco roccioso, l'angolo di una strada. Per milioni di uomini, la morte è arrivata per una minima differenza di livello tra due punti che a volte distavano meno di cento metri: si combatteva per intere settimane per prendere o riprendere quota 532") fino allo spazio per eccellenza, la pagina, la pagina bianca, la carta dell'oceano di Lewis Carroll senza una virgola.