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La mistica della guerra
Altri libri di Dag Tessore:
Gregorio
VII. Il monaco,
l'uomo politico, il santo
Dag Tessore | Fazi Editori
Già terrificante nel suo stesso nome, la guerra è
ancora più brutale e devastante se istigata e condotta in nome
della religione e della fede. Di qualsiasi religione, di qualsiasi
fede. Lo chiarisce con argomentazioni molto chiare, evidenti e
scorrevoli Dag Tessore, orientalista specializzato in storia della
chiesa, teologia cristiana e in islamistica, con particolare
attenzione alla storia dell'integralismo.
Le motivazioni sono illustrate dallo stesso autore nel corso
dell'introduzione a La mistica della guerra: "In fondo, questo
libro non è che uno spunto di riflessione su una realtà, la guerra
in nome della religione, che oggi ci è tragicamente familiare.
è una realtà che, per quanto ripugnante,
non possiamo pacificamente ignorare e trascurare: essa deve farci
riflettere". Eccome, eccome, e le sue duecentocinquanta
pagine, dalle crociate alla violenza nelle filosofie orientali di
materiale ne offrono parecchio, compresa una bella citazione di
Ernst Junger che, pur parlando della prima guerra mondiale, si
adatta malinconicamente ai nostri giorni: "A noi, figli di
un'epoca ubriaca di materia, il progresso sembrava un
raggiungimento, la macchina sembrava la chiave della somiglianza
con il divino, il cannocchiale e il microscopio sembravano gli
strumenti della conoscenza. Ma sotto questo guscio sempre più
brillante e polito, sotto questi imbellettamenti di cui ci
adornavano come prestigiatori di piazza, restavamo nudi e bruti
come uomini della foresta e delle steppe. Lo si vide bene quando
la guerra venne a sconvolgere i paesi d'Europa".
Altri libri di Dag Tessore: |
Gregorio
VII. Il monaco, l'uomo politico, il santo |
Le motivazioni sono illustrate dallo stesso autore nel corso dell'introduzione a La mistica della guerra: "In fondo, questo libro non è che uno spunto di riflessione su una realtà, la guerra in nome della religione, che oggi ci è tragicamente familiare. è una realtà che, per quanto ripugnante, non possiamo pacificamente ignorare e trascurare: essa deve farci riflettere". Eccome, eccome, e le sue duecentocinquanta pagine, dalle crociate alla violenza nelle filosofie orientali di materiale ne offrono parecchio, compresa una bella citazione di Ernst Junger che, pur parlando della prima guerra mondiale, si adatta malinconicamente ai nostri giorni: "A noi, figli di un'epoca ubriaca di materia, il progresso sembrava un raggiungimento, la macchina sembrava la chiave della somiglianza con il divino, il cannocchiale e il microscopio sembravano gli strumenti della conoscenza. Ma sotto questo guscio sempre più brillante e polito, sotto questi imbellettamenti di cui ci adornavano come prestigiatori di piazza, restavamo nudi e bruti come uomini della foresta e delle steppe. Lo si vide bene quando la guerra venne a sconvolgere i paesi d'Europa".