Sulla solitudine del comico, costretto a ridere e stare allegro anche quando vorrebbe
vedere di persona il suo funerale, è stato scritto così tanto che si potrebbe
mettere insieme un'enciclopedia, e forse non basterebbe. Per capire è necessario
molto meno: uno sguardo ravvicinato, una vicinanza d'intenti, magari anche un ricordo
affettuoso ovvero quello che compone quest'agile biografia di John Belushi. Dal disorientamento
dell'emigrante (il cognome è di origini albanese) all'inevitabile gavetta nei teatri e
nei locali di infimo ordine fino allo straripante successo del Saturday Night Live (indimenticabile
la sua imitazione di Joe Cocker) e di Animal House nonché dei Blues Brothers, la vita di
John Belushi si traduce in una frase, da lui stesso coniata: "Fa tutto quello che vuoi,
ma fallo davvero". Pur nella sinteticità tipica della collana I cattivi, Boo Williams
tratteggia un quadro piuttosto credibile del John Belushi, sul palco e nella realtà,
delineandone brevemente i disastri emotivi ed esistenziali, tutta una vita consumata troppo e
troppo in fretta. L'equilibrio di Mio fratello blues è dato anche da spicciole
annotazioni di critica cinematografica che, essendo John Belushi un attore, non guastano e ne
rappresentano una piccola galleria retrospettiva di grandi interpretazioni. Se la merita tutta
perché John Belushi è sempre andato ben oltre il minimo sindacale dei
lavoratori del cinema fino a confessare, e Boo Williams lo riporta nel finale di Mio
fratello blues, qual'era la sua innata predisposizione al viaggio: "Io volo molto,
ma solo in parte lo faccio in aereo".
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