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Demolition
Ryan Adams | Lost Highway
Qualcuno ha trovato persino fastidiosa la prolificità di Ryan Adams, figliol prodigo del rock americano più classico: ad un solo anno di distanza dal monumentale Gold, disco che lo ha imposto come la migliore promessa del rock'n'roll di questi anni, Demolition mantiene alta l'attenzione intorno al personaggio con una raccolta di "scarti" ed incisioni varie intercorse tra lo scioglimento della sua vecchia band (Whiskeytown) e i due dischi solisti fino ad ora incisi. Purtroppo, a dispetto di quanto scritto da molti critici con le orecchie irrimediabilmente rovinate da quintali di fesserie pop varie, Demolition è un disco intrigante e riuscitissimo. Non possiede indubbiamente l'unità e la forza del predecessore, ma mostra la facilità impressionante con cui Ryan Adams riesce a far propri tutti gli insegnamenti dei grandi rockers americani che lo hanno preceduto. Meno arrangiato e con qualche spigolo in più, acquista per questo motivi un fascino naif, con scarne ballate folk, piccoli classici (Hallelujah e Desire su tutti) e sferzate rock di grandissima intensità (da sentire l'anima punk-rock in Starting to Hurt). Una conferma della sue potenzialità, in attesa di un nuovo capolavoro.