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Working Man's Café
Ray Davies | V2 Records
Vivere in una rock'n'roll fantasy, eppure conoscere il mondo reale (o quello che ne resta) con una lucidità e una profondità più uniche che rare, è la contraddizione che Ray Davies affronta con Working Man's Café. Un punto di vista autobiografico che però, fin dagli accordi morriconiani che introducono Vietnam Cowboys, viene condiviso senza esitazioni, grazie ad un sound essenzialmente chitarristico, forse meno immediato di Other's People Lives, ma anche più libero e più ricco di temi e di suggestioni. Proprio a partire dal suono del disco, Ray Davies sembra ricordare che se c'è uno strumento da associare alla working class o semplificando a tutti quelli che tirano avanti tra lo schifo per i potenti e per loro guerre, è proprio la chitarra che in Working Man's Café è protagonista assoluta. Da un punto di vista dei temi gli snodi fondamentali di Working Man's Café sono due: tra Peace In Our Time e No One Listen e nel contrasto attorno a Imaginary Man e The Real World. Nel primo caso non è necessario essere dei filosofi per comprendere che Peace In Our Time (un attacco epico e una grande interpretazione di Ray Davies), una richiesta che approfondisce a suo modo l'idea di Give Peace A Chance di John Lennon, trova la sua soluzione, peraltro molto nitida, in No One Listen e introduce un primo scontro tra sogno e realtà, pace e guerra, vita e morte.