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Big Whiskey & The GrooGrux King
Dave Matthews Band | RCA
Il primo impatto dell’atteso album della Dave Matthews Band, dopo mille traversie (e la scomparsa di Leroi Moore) è molto simile all’essenza dei loro ultimi concerti. Grande potenza di fuoco ritmica, una totale e disinvolta padronanza del suono, enorme e complesso, una pantagruelica varietà di arrangiamenti, variazioni, cambi di registro. Superato lo scoglio del primo urto comincia, ascolto dopo ascolto, a rivelare piccoli dettagli, possibili evoluzioni, anche il ricordo di una freschezza, perché la freschezza vera e propria se ne è andata. La conferma che non ci sarà rimedio è implicita, nella reiterata forza che pervade il disco però la DMB ha almen provato a riannodare i fili del discorso, a intrecciare suoni e canzoni e non senza un certo coraggio visto la tempesta perfetta che stava mettendone a repentaglio la stessa esistenza. Ne è venuto fuori un disco ingombrante, massiccio, un prova di resistenza umana dignitosissima che permetterà alla DMB di sopravvivere, pur in mezzo a mille incognite. Da un punto di vista stilistico, la mancanza di Leroi Moore, che con i suoi fiati portava la DMB verso dimensioni più jazzistiche se non, a tratti, proprio free, si traduce in una svolta verso il rock’n’roll e bisogna vederlo in prospettiva: un buon disco per un gruppo dato per spacciato potrebbe essere un mezzo successo più che un mezzo fallimento.