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Live In Pittsburgh 1970
The Doors | Rhino
Continua la riesumazione delle "live adventures" dei Doors ispirata dall'ottimo risultato del recente Live In Boston. Però, già a partire da questo nuovo capitolo, s'intuisce che l’operazione non sarà indolore e che con ogni probabilità la qualità sarà piuttosto altalenante. Forse meriterebbero la pubblicazione show storici o eclatanti, per quanto non perfetti o caotici, come nel caso del Live In Boston, ma la gestione dell'eredità dei Doors, un po’ come quella di Hendrix, è stata spesso avvolta da un alone di ambiguità e paranoie. Basta seguire le note che Bruce Botnick, da sempre ingegnere del suono dei Doors, ha scritto per Live In Pittsburgh 1970 e alcune osservazioni disseminate qui e là per rendersene conto. Niente da dire sullo show (i Doors restano pur sempre i Doors) anche se rispetto al torrenziale Live In Boston la serata è decisamente più sobria e Jim Morrison è molto più coinciso nelle sue esternazioni. Volendo, ci sono più Doors e meno “re lucertola᾿, When The Music's Over è in una delle versioni più intense, si scopre l'inedita Someday Soon e oltre al solito miscuglio di blues e rock'n'roll tipico delle scalette di quella stagione (Back Door Man, Roadhouse Blues, Crossroads e Mystery Train nonchè la citazione di People Get Ready) si fa notare anche il lungo e turbolento finale dello show che culmina in una Light My Fire con un Ray Manzarek particolarmente ispirato.