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Forever Changes
Love | Rhino
Il maggio del 1967 non è stato come quello del 1968. La parola "amore" era ancora più importante di "rivoluzione" e tra San Francisco e Los Angeles fioriva un'utopia che la realtà, in tutta la sua bruttezza, non potrà mai scalfire. Forever Changes è una pietra miliare di quell'attitudine, di quell'apertura alle idee, alla fantasia e, in ultima analisi, alla libertà che oggi ancora ci sognamo. Eppure, nonostate l'etica e l'estetica fiorita e colorita, Foverer Changes deve aver contribuito non poco alla nascista del cliché del "difficile terzo album". Al momento di arrivare in studio i Love erano sempre più una creatura di Arthur Lee e sempre meno un gruppo, diviso nel suo interno, consumato dagli eccessi e sotto pressione, all'esterno, per i successi altrui e per le attenzioni che ricevevano i compagni di scuderia, un eccentrico combo sviluppatosi attorno ad un poeta stralunato che sarebbe passato alla storia come The Doors. In realtà Jim Morrison li adorava, Neil Young avrebbe dovuto produrre, insieme a Bruce Botnick, Forever Changes (alla fine è rimasto solo l’arrangiamento di The Daily Planet) e chi più chi meno li vedevano come un baluardo di purezza. Come tanti capolavori dalla vita travagliata, alla fine Forever Changes ha segnato un’epoca di cui probabilmente avremmo un’immagine più povera e forse anche meno "mitica" se fosse rimasto a sua volta un’utopia.