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Monte Montgomery
Monte Montgomery
Sulla scia del fortunato Live At Workplay, Monte Montgomery prosegue il suo momento di grazia e incide il disco che lo rappresenta più di tutti. L’impianto è essenzialmente quello dal vivo, senza troppe sovraincisioni: c’è Monte Montgomery con la sua chitarra e il suo gruppo e le aggiunte sono piuttosto relative: gli archi e l’organo intervengono con molta parsimonia aggiungendo piccole sfmature beatlasiane qui e là. Nel resto il protagonista è lui e visto che è uno che con la chitarra fa quello che vuole, il disco riflette l’approccio allo strumento che è insieme istintivo e molto evoluto, pieno di virtuosismi che però servono a delimitare l’area delle canzoni e non a far ginnastica con le dita. La partenza è prorompente: sembra di ascoltare la Dave Matthews Band dei tempi migliori anche se qui invece di cinque o sei, sono soltanto tre. Paradossalmente, è proprio nei riff e nei groove che Monte Montgomery sembra giocarsi le sue migliori qualità, forzando la mano sull’energia e sulla forza, quando ha tutti gli strumenti per scegliere una vasta gamma di soluzioni. E’ quello che succede nell’altra metà del disco, dove si rivela un songwriter che sta crescendo insieme al chitarrista funambolico. Consigliato in particolare agli appassionati di chitarra che non si accontentano di scale su scale e nota dopo nota, ma cercando anche il feeling e l’emozione di sentire una canzone. Era dal 2002 che Chris Isaak, tutto preso dal suo show televisivo, non tornava ad incidere (greatest hits a parte), ma per trovare un disco bello come Mr. Lucky e all’altezza dei suoi esordi bisogna andare molto più indietro negli anni. Ammesso che serva a qualcosa perché la realtà di Mr. Lucky è qui da sentire: Chris Isaak non cambia un granché nella sua musica che è puro e semplice rock’n’roll, anche se forse ci aggiunge qualche piccola sfumatura in più, per via dalla nutrita compagine che lo segue in questa avventura. Uno suolo di sessionmen completa il lavoro dei Silvertone (Kenney Dale Johnson e Rowland Salley sono una delle sezione ritmiche più efficienti che ci sia in circolazione e Hershel Yatoviz è un chitarrista che ha contribuito non poco ad allargare le visioni di Chris Isaak) e anche qui spiccano i chitarristi (Tim Pierce, Waddy Watchel e Greg Leisz, i cui suoni si distinguono nettamente) e l’amore per le chitarre in tutte le forme (c’è solo l’imbarazzo della scelta) che è la spina dorsale di Mr. Lucky. “Una chitarra non ti lascia mai᾿ dice il romanticissimo Chris Isaak ed è una verità tutta da sentire nelle quattordici canzoni di Mr. Lucky. E’ così che Chris Isaak torna a spaziare verso sonorità che gli appartengono e che sa giostrare con ritrovata vitalità. Basta e avanza per mettere il suo nuovo disco tra le migliori sorprese di quest’anno.