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Disperati intellettuali ubriaconi

Bobo Rondelli | Arroyo/Venus

Elgin Avenue Breakdown

Abbandonato da tempo il progetto degli Ottavo Padiglione, una delle più intelligenti ed originali incarnazioni del rock italiano negli anni novanta, Bobo Rondelli prosegue la sua carriera di anarchico cantore dei margini e dei marginali: è tutta racchiusa nel titolo la filosofia randagia di questo ispiratissimo autore livornese. A tratti irriverente, sguaiato (I Vitelloni), comico (Suicidio Travel, I Dolori del Giovane Walter), altre volte malinconico e romantico all'inverosimile (Il Calore di un Abbraccio), Rondelli è un lupo solitario, un vagabondo della canzone d'autore, là dove regnano il maestro Tom Waits ed il discepolo nostrano Vinicio Capossela. Sono accostamenti assai vaghi, da prendere giusto come un segnale di una comune sensibilità per certi aspetti della vita, dato che Bob Rondelli ha una poetioca ed uno stile musicale tutto suo, che attraversa cinquant'annni della canzone italiana, passando senza batter ciglio da Fred Buscaglione a Piero Ciampi, da Liugi Tenco (qui omaggiato nella struggente Un Giorno Dopo L'altro) a Paolo Conte, in un turbinio di ballate notturne (bellissime Quando Non ci Sei e Fiore Nell'Asfalto), tra jazz, folk, canzone popolare ed una scrittura tra il maledetto e il tragicomico. Uno dei dischi italiani più intensi che si siano ascoltati negli ultimi tempi, un gioiello da scoprire.

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