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Levee Town
Sonny Landreth
Uscito dieci anni fa, è uno dei dischi più belli di Sonny Landreth: una sfilata di ospiti, tra cui John Hiatt, un nocciolo duro di blues che veniva fuso e modellato dalla sua slide, dodici canzoni ispirate da una moltitudine di letture e da un trio di musicisti che, in epoche diverse, sono andati ben oltre la chitarra: Robert Johnson, Robbie Robertson e Ry Cooder. Le scintille più forti sono però arrivate dagli appunti di viaggio che ha portato Sonny Landreth a guidare lungo gli argini del Mississippi, nell’umidità del Bayou Teche, tra Baton Rouge e New Orleans e se non ha incontrato Dave Robicheaux e Clete Purcel è soltanto perché la sua slide (qui ai massimi livelli) è sempre andata un po’ più veloce della penna di James Lee Burke. Di altri incontri è fatto il disco: intanto i tre musicisti del suo gruppo (David Ranson al basso, Steve Conn alle tastiere e Michael Organ che a dispetto del cognome ha suonato la batteria) che hanno dato uno swing spumeggiante e in felice contrasto al sound epico della slide di Sonny Landreth. Con loro, non solo Sonny Landreth è perfettamente a suo agio, ma riesce a trovare il meglio dagli interventi di Stephen Bruton (purtroppo recentemente scomparso), Michael Doucet o Bonnie Raitt solo per citare qualcuno della dozzina di ospiti speciali. Già splendido in origine si è impreziosito di un’aggiunta importante, un bonus disc in gran parte strumentale, ma che vede Sonny Landreth decisamente ispirato.