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No Line On The Horizon
U2 | Universal
No Line On The Horizon comincia ripercorrendo l’evoluzione degli U2, fin dalla copertina, in perfetto stile Factory, e dalla canzone che lo apre, la stessa No Line On The Horizon, che sembra scaturire da un improbabile incrocio tra i New Order e mille altri frammenti raccolti per strada in quasi trent’anni di carriera. Come nel singolo, quel posticcio patchwork di riff molto in linea con i suoi predecessori, Vertigo e Discotèque, il tessuto sonoro è fin troppo denso e alla fine i riempitivi non fanno che risaltare il vuoto. Fosse tutto qui, No Line On The Horizon potrebbe essere archiviato accanto a How To Dismantle An Atomic Bomb, e arrivederci. Invece, grazie agli interventi sempre più presenti di Brian Eno e Daniel Lanois che arrivano anche a firmare una buona parte delle canzoni e poi alla saggia ricomposizione finale di Steve Lillywhite, metà del disco tenta di riportare gli U2 ai livelli di Achtung Baby, in particolare del magnifico trittico che lo concludeva. Poi, non è banale ricordare che i primi U2 sono altro rispetto a questi. Con gli anni sono diventati più verbosi e complicati, di sicuro meno dirompenti e più compiacenti però il nuovo disco ha una sua dignità nel citare e rileggere un passato importante con alcuni momenti davvero all’altezza degli U2, che saranno in concerto a Milano il 7 e l’8 luglio per un doppio appuntamento allo stadio di San Siro.